Politiche del Lavoro

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Politiche del Lavoro

INTRODUZIONE DEL SALARIO MINIMO

Ufficio Comitati Scientifici di Riforma e Progresso
Curatore della proposta: Giacomo Scotton

SINTESI

L’obiettivo è introdurre anche in Italia un salario minimo legale per proteggere i lavoratori dalle retribuzioni troppo basse e combattere la povertà, creando un sistema misto che collabori con la contrattazione collettiva sindacale già esistente. Questo, considerando che quasi 800 mila lavoratori dipendenti non sono coperti da alcun contratto collettivo e che, allo stesso tempo, quasi 2,5 milioni di lavoratori dipendenti italiani, pur essendo coperti invece da contratti collettivi nazionali, hanno un salario minimo contrattuale che è pari o al di sotto della soglia minima di povertà (calcolata annualmente dall’ISTAT).
Ovviamente il salario minimo da solo non basta per migliorare la situazione lavorativa italiana, né basta per aumentare la produttività. Sicuramente va accompagnato con altre politiche a sostegno di imprese e lavoratori, così come anche a un abbassamento delle tasse, dei costi del lavoro, della burocrazia, ecc. Però è uno strumento che migliora gli squilibri sociali per una minoranza consistente di lavoratori italiani.

I benefici di avere anche in Italia il salario minimo legale includono:

– Riduzione del lavoro povero e maggiore equità sociale
– Protezione per chi non è coperto dai CCNL
– Incremento del potere d’acquisto, crescita economica e contrasto al dumping salariale
– Possibile riduzione della spesa pubblica per il welfare

In base all’articolo 36 della Costituzione, a ciascun lavoratore dovrebbe essere garantita una retribuzione “proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.

Il modello proposto è ibrido e serve per mantenere la forza della contrattazione collettiva, (che però non copre ad oggi tutti i lavoratori), e introdurre un salario minimo legale che funga da “rete di protezione” e che garantisca una soglia minima superiore al livello di povertà. Il sistema si basa su dati costantemente aggiornati su vari parametri, contrattazione tra le parti e non proviene da scelte politiche che vogliono imporre una cifra specifica.

Per definire il salario minimo, si propone la creazione di una commissione nazionale quadripartita composta da:

  • Rappresentanti del Governo (ad es. Ministero del Lavoro e dell’Economia).
  • Rappresentanti delle organizzazioni datoriali (sia delle grandi imprese che delle PMI).
  • Rappresentanti dei lavoratori, tramite i sindacati.
  • Esperti tecnici, ad esempio dell’ISTAT, per fornire dati, come ad esempio il costo della vita, il potere d’acquisto in una data regione e l’inflazione.

La commissione nazionale, che potrebbe avere circa 11 membri (3 per ciascuna categoria più 2 tecnici), stabilirà ogni anno i livelli del salario minimo lordo sia mensile che orario.
Inoltre, si prevede la creazione di sottocommissioni territoriali (una per ogni Regione e Province di Trento e Bolzano, 21 in totale) che raccolgano dati locali e inviino annualmente report e dati alla commissione nazionale, per adattare il salario minimo alle specificità economiche delle varie regioni.
Il nuovo salario minimo verrebbe aggiornato annualmente, seguendo modelli di buone pratiche europee (come in Francia, Germania e Regno Unito), con la decisione efficace dal 1° gennaio dell’anno successivo. Il salario minimo lordo orario sarà suddiviso per regione (per un totale di 21 diversi salari orari, calcolati tenendo conto di vari parametri come il potere di acquisto, il costo della vita e l’inflazione di quella specifica regione).
Questa sintesi riassume le proposte concrete politiche per introdurre il salario minimo in Italia, evidenziando sia i vantaggi sia l’organizzazione e il funzionamento del sistema proposto. Per tutti i dettagli vi invitiamo a leggere la nostra proposta completa che include anche rimandi a fonti e dati.

Ti consigliamo di leggere l’intera proposta ricca di dettagli e fonti cliccando al seguente pulsante

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