Regolamentazione della Cannabis

Regolamentazione della Cannabis

L’Italia deve affrontare il tema della cannabis con pragmatismo e responsabilità. Il consumo è diffuso, trasversale a tutte le fasce d’età, e le politiche repressive non sono riuscite a ridurre il consumo anzi, hanno spesso prodotto l’effetto opposto: alimentare un mercato nero florido e criminalizzare comportamenti individuali privi di reale pericolosità.

Il quadro attuale è segnato da contraddizioni e ambiguità. La cannabis è formalmente vietata, ma la realtà dei fatti è che milioni di persone ne fanno uso, anche a scopo terapeutico. Ciò che manca è una legge chiara, moderna, capace di distinguere, regolare e tutelare, al contempo, dando forte importanza ad una campagna d’informazione.

La regolamentazione della cannabis presenta tre principali vantaggi: controllo del traffico e dei consumi, maggiore tutela dei consumatori con prodotti sicuri e introiti per le casse statali derivanti dal mercato legale. In Italia, circa il 32% della popolazione di età compresa tra 15 e 64 anni ha fatto uso di cannabis almeno una volta nella vita, con 2 milioni di consumatori assidui e 6 milioni occasionali. Questo potenziale mercato è stato stimato generare una spesa di circa 6,5 miliardi di euro all’anno.

Dal punto di vista fiscale, la vendita legale della pianta potrebbe portare un gettito annuale compreso tra 3 e 6 miliardi di euro, simile al modello di tassazione delle sigarette, con una tassazione dell’80%. Inoltre, la legalizzazione ridurrebbe i costi associati alle operazioni di polizia e alla gestione carceraria, con stime di risparmi pari a circa 770 milioni di euro.

Partecipare a un mercato legale offrirebbe anche opportunità di lavoro. La creazione di posti di lavoro nel settore della cannabis, dalle piantagioni ai punti vendita, genererebbe ulteriore gettito fiscale. Inoltre, una produzione legale e controllata aiuterebbe a combattere il mercato nero, garantendo qualità e sicurezza per i consumatori.

Esperimenti di commercio regolamentato della cannabis in altri paesi, come negli Stati Uniti, hanno mostrato un aumento del gettito fiscale e una diminuzione dei costi associati ai procedimenti penali, senza un incremento significativo del numero di utenti tra gli adolescenti. In effetti, gli stati americani e i Paesi Bassi hanno registrato una riduzione del consumo giovanile. 

Persino la cannabis terapeutica, pur legalmente riconosciuta, è accessibile solo a una minoranza. Le differenze tra Regioni, la scarsità di prodotto e la poca formazione del personale sanitario rendono difficile per molti pazienti ottenere le cure necessarie. Nel frattempo, chi coltiva poche piante per uso personale rischia sanzioni o processi, in un contesto dove spesso è il buon senso della magistratura a supplire all’assenza di una norma adeguata.

Anche sul fronte economico e agricolo, l’Italia sta sprecando un’occasione: la canapa è una coltura sostenibile, adatta ai nostri territori, con applicazioni in numerosi settori, dalla bioedilizia alla cosmetica. Eppure, a causa della confusione normativa, decine di imprese si trovano esposte a controlli e chiusure, nonostante operino in trasparenza.

Per tutte queste ragioni, è urgente una riforma che metta ordine e restituisca coerenza all’intero sistema. Regolare la cannabis non significa incentivarne il consumo. Significa ridurre il potere delle mafie, garantire sicurezza sanitaria, creare nuove opportunità economiche, rispettare i diritti delle persone. È tempo che lo Stato torni a governare ciò che oggi lascia in balia del caso. Una legge moderna, seria e ben scritta può fare tutto questo. E può farlo senza ideologie, ma con una sola bussola: quella dell’interesse pubblico.

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