Commercio e Negozi

Commercio e Artigianato

COMMERCIO E NEGOZI

Obiettivi

  • CREAZIONE DI UN APP PUBBLICA PER I PAGAMENTI VIA SMARTPHONE

  • IMPORTARE ED ESPORTARE SEMPLICE

  • CREARE UN'UNICA AGENZIA PORTUALE

  • ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA DI CONFARTIGIANATO DEL 2018 PER RILANCIARE COMMERCIO E ARTIGIANATO

Programma

INDICE - Clicca e ti porta subito al capitolo

VOCAZIONE DELL'ECONOMIA ITALIANA

VOCAZIONE DELL’ECONOMIA ITALIANA

Gli italiani sono commercianti ed artigiani per vocazione. Da secoli, siamo famosi per la nostra abilità di commerciare, mercanteggiare, vendere, esportare, visto che siamo sempre stati un Paese povero di materie prime, ci siamo arrangiati bene a trasformare le materie prime importate, in prodotti di eccellenza e qualità, rinomate in tutto il mondo.

Abbiamo milioni di italiani che lavorano e contribuiscono all’economia italiana grazie ai loro negozi, laboratori, atelier, bancarelle, mercati, edicole, ma anche ristoranti, bar, pizzerie, gelaterie, oreficerie, parrucchieri, e chi più ne ha più metta.

Spesso sono le categorie più tartassate, dimenticate, sfruttate, e per colpa della burocrazia e dei mille balzelli e tasse, molti faticano a tirare avanti.

Sono veri e propri imprenditori, molte volte con dipendenti, e spesso fanno lavorare intere famiglie.

Serve immediatamente sostenerli, aiutarli e liberarli dal capestro della burocrazia, dai mille controlli.

Bisogna lasciare le persone libere di fare il proprio lavoro, con meno vincoli possibili.

Noi di “Riforma e Progresso” quando saremo al Governo del Paese faremo molte riforme che ABBASSERANNO LE TASSE, CANCELLERANNO MOLTA BUROCRAZIA, ecc. per tali riforme leggete i programmi appositi (Lavoro, Imprese, Economia, Burocrazia). In questa sezione inseriamo solo le parti “specializzate” per il settore del commercio/artigianato.

Come diciamo sempre, siamo ben disponibili ad ascoltare ed aggiungere a questo programma anche altre proposte fatte da voi esperti, professionisti e imprenditori del settore commerciale e artigianale

PAGOTEL - L'APP CHE SI POTRA' USARE PER PAGARE OVUNQUE CON IL CELLULARE

PAGOTEL – L’APP CHE SI POTRA’ USARE PER PAGARE OVUNQUE CON IL CELLULARE

Noi di “Riforma e Progresso” CREEREMO PER TUTTI UN NUOVO SISTEMA DI PAGAMENTO, FACILE, VELOCE, DIRETTO E GRATIS (sia per il commerciante che per i cittadini), sarà creato dallo Stato, non avrà commissioni, sarà universale, non richiederà alcun POS, sarà il cliente a fare tutto da solo tramite il suo cellulare smartphone. Si chiamerà PAGOTEL.

Sarà molto simile al sistema che stanno usando in Danimarca (MobilePay). Il Italia lo renderemo obbligatorio per tutti, imprenditori, commercianti, artigiani, ristoranti, bar, hotel, negozi, edicole, ecc. verrà creato dallo Stato in collaborazione con tutte le banche d’Italia (che saranno obbligate a collaborare). Avrà un’interfaccia semplice, sarà una app gratuita e installabile sul proprio telefono smartphone, ogni persona potrà crearsi il suo account personale (protetto con impronta digitale o password come si fa già con le app di molte banche). Ai negozianti, esercenti, commercianti, ecc. verrà dato un codice alfanumerico, e si creeranno anche loro un proprio account che collegheranno al loro conto in banca/posta dove vogliono ricevere i soldi. Non ci sarà nessun costo, nessuna commissione, completamente gratis per sempre e per tutti. Il cliente, consumatore, quando va alla cassa a pagare apre l’applicazione e inserisce il codice alfanumerico che gli dà l’esercente (che sarà anche obbligato a scriverlo su un cartello da mettere in negozio e alla cassa ben visibile). Una volta inserito il codice la app mostrerà al cliente tutti i dati di quel negozio (ragione sociale, via, nome, contatti, ecc.) e inserirà l’importo che deve pagare. Clicca conferma e avrà subito la transazione eseguita, senza costi aggiunti.

Fatto ciò mostrerà al negoziante lo schermo con il messaggio di PAGAMENTO EFFETTUATO, e a quel punto il gioco è fatto, sarà considerata chiusa e soddisfatta la transazione (che il negoziante potrà vedere anche in qualunque momento dal proprio account nella sua app o nel sito web e riceverà immediatamente i soldi nel suo conto in banca/posta ad esso collegato). Non c’è da fare altro.

Quindi i commercianti/negozianti non saranno più obbligati ad avere internet, né un POS. Ovviamente, i clienti saranno liberi di scegliere se pagare tramite contanti o carte oppure tramite questa app.

Di sicuro questa APP sarà MOLTO COMODA, pratica e veloce, non obbliga più il cliente ad avere contante, NON servirà fare alcun SCONTRINO/FATTURA, e al commerciante/negozio non costerà nulla.

Questo contribuisce anche a COMBATTERE L’EVASIONE FISCALE.

Perfino i banchi al mercato, gli edicolanti in mezzo alle piazze, o gli ambulanti che vendono caldarroste agli angoli delle strade, TUTTI saranno tenuti ad avere il proprio codice e il proprio conto ad esso collegato.

Sia cliente che il commerciante nella propria app o nel sito web, potranno tenere controllate spese, uscite, ecc. sarà super sicura e protetta al pari di una qualunque app bancaria. Sarà compatibile con qualunque banca d’Italia e Posta (saranno obbligate a conformarsi). 

Anche i privati la potranno usare per ricevere denaro (esistono giù oggi app di svariate aziende, che permettono di transare denaro tra privati), ma ci sarà una differenza, questa APP PAGOTEL sarà completamente gratis per tutti, sempre e in qualunque momento.

Per esempio, sarà possibile anche usarla per PAGARE ALLA ROMANA se si è per esempio fuori a cena con amici, ognuno mette la propria parte per pagare il conto della cena (ognuno lo fa tramite la propria app), oppure paga uno per tutti e gli altri gli inviano a lui poi, la loro quota tramite la APP.

PAGOTEL verrà registrata presso “The European Mobile Payment Systems Association (EMPSA)”. L’agenzia pubblica che lo creerà e manterrà e che collaborerà con le banche per crearlo e poi gestirlo, avrà anche un call center dove esercenti e privati potranno chiamare per avere informazioni o in caso abbiano problemi o bisogno di aiuto per installare o usare la app perché magari anziani e poco pratici con la tecnologia.

IMPORTARE ED ESPORTARE SEMPLICE

IMPORTARE ED ESPORTARE SEMPLICE

L’Italia è al centro del mediterraneo, nel centro sud d’Europa, è una penisola, è la porta d’ingresso per Africa ed Asia (dal Canale di Suez), ha importanti porti storici (Venezia, Genova, Livorno, Taranto, ecc.), ma NON è il luogo preferito dagli europei (e perfino dagli italiani) da dove far arrivare o partire le proprie merci da comprare/vendere nel mondo.

Tutti preferiscono gli efficientissimi, moderni, ben gestiti porti del nord, primi fra tutti quelli di AMBURGO e di ROTTERDAM. Tra l’altro spesso costa meno importare tramite quei porti e poi farsi trasportare la merce via camion o treno in Italia (e viceversa) che non importare direttamente in un porto italiano (un’assurdità).

Dobbiamo investire nei nostri porti, trasformarli copiando le gestioni e le tecnologie tedesche ed olandesi, e collegarle poi con efficienti snodi ferroviari e autostradali.

Nel far ciò investiremo parte dei soldi di CASSA DEPOSITI E PRESTITI, e contemporaneamente creeremo un unica agenzia di gestione unificata, dove le aziende potranno fare tutto online, pagando perfino online. Ridurremmo anche i documenti (spesso inutili) che servono solo a sprecar tempo e carta per la solita inutile “burocrazia all’italiana”.

Tra le altre cose, per i trasportatori internazionali toglieremo i versamenti da fare a EBILOG e SANILOG, e togliere cose che facciamo solo noi in Italia e non fa/non richiede nessun’altro Paese europeo:

– TOGLIERE L’OBBLIGO DI FARE LA SCHEDA DI TRASPORTO

– TOGLIERE LA DICHIARAZIONE DELLA BLACK LIST (per lavorare con 70 Paesi al mondo si devono fare un sacco di scartoffie e dichiarazioni aggiuntive)

– TOGLIERE LA DICHIARAZIONE INTRASTAT

-TOGLIERE LA DICHIARAZIONE DI IMPORTAZIONE CHE NEGLI SCATOLONI CHE STIAMO IMPORTANDO NON C’E’ PELO DI CANI E GATTI

– Togliere le dichiarazioni sui peli di foca e sul nichel

Rispetto a Germania e Olanda abbiamo bisogno del doppio del tempo e del personale per star dietro a tutte queste scartoffie inutili. 

 DICHIARAZIONE DELLA RADIOATTIVITA’ – In Olanda tutti i container vengono controllati quando arrivano con la nave, in Italia invece li prendono a campione (a caso) e quando c’è da fare un controllo costa dai 500 ai 1000 euro. COPIEREMO IL SISTEMA OLANDESE

E’ ovvio che se uno deve importare in Europa preferisce scaricare a Rotterdam o ad Amburgo perché son più veloci e costano meno. Per questo motivo qualche milione di container di merce Italiana sbarca ogni anno nei porti del nord invece che sbarcare in Italia.

Dobbiamo diventare concorrenziali ed avere le stesse norme di Germania e Olanda (le più all’avanguardia), Si potrebbero creare migliaia di posti di lavoro in più se aumentassimo i numeri commerciali diventando un hub importante come quello tedesco o olandese. 

Nel settore import-export i moduli da compilare da noi possono arrivare anche a 68. Ai concorrenti Germania e Olanda basta un click in 30 secondi dal pc, da noi montagne di carta, in Italia per pagare i dazi doganali si deve andare in banca. Serve fare assegno circolare e portarlo fisicamente in dogana (perdi un sacco di tempo, più costi di autostrada, benzina, ecc.). In teoria si può fare bonifico ma l’Agenzia delle Dogane e quella delle Entrate e Banca d’Italia non si son mai messe d’accordo per aprire un conto unico.

Poi c’è (da togliere) la DICHIARAZINE DUAL USE dove devi dichiarare con un oggetto non può essere usato per un secondo fine (che senso ha?)Poi c’è la dichiarazione sulle merci che potrebbero essere utilizzate per infliggere trattamenti crudeli, quella sulle specie minacciate di estinzione, flora e fauna, quella sulle sostanze chimiche pericolose, quelle sulle sostanze che riducono lo strato di ozono e quelle sulla radioattività.

In Germania e Olanda le pratiche sono molte meno e vengono fatte tutte assieme in un unico sportello, in Italia invece si deve andare ogni volta in 5-6 uffici diversi per fare le dichiarazioni ed avere altrettanti documenti diversi. Spesso si assume personale solo a sbrigare queste inutili scartoffie. Se non fallisci sei un eroe.

Gestire in maniera centralizzata, snella e moderna tutti i porti italiani, aiuterebbe poi a togliere la gestione alle mafie (vedi porto di Gioia Tauro per esempio) e combattere la criminalità.

Come sempre, in Italia si cerca di complicare la vita di chi lavora, con lungaggini, costi, incomprensioni e tanti sistemi diversificati. Questo ha fatto scappare gli investitori, gli importatori e ha creato sacche di malavita.

Serve creare un nuovo sistema. Ci appoggeremo a importanti professionisti ed aziende di fama internazionale per cambiare l’intero sistema portuale italiano.

Per un operatore straniero è difficile adattarsi alla farraginosità delle regole e alle inefficienze che imperversano sulle banchine italiane e che i governi del passato non hanno mai voluto a modificare, promettendo però ogni volta lo snellimento delle procedure per le operazioni di import ed export, ma la realtà resta desolante. Nei porti italiani ci vogliono quasi 20 giorni (18 e mezzo per la precisione) per completare le operazioni di carico o di scarico. Dieci giorni e mezzo se ne vanno per il disbrigo della documentazione, altri 2 giorni per i controlli doganali e 6 giorni per la movimentazione e il trasporto veri e propri. In Olanda bastano 6 giorni e mezzo in totale, tre volte meno che in Italia. In Germania ci vogliono 8,2 giorni, in Belgio 8,5, in Spagna 9,5.

CREARE UN'UNICA AGENZIA PORTUALE

CREARE UN’UNICA AGENZIA PORTUALE

Il taglio delle Autorità portuali annunciato da vari governi doveva essere la premessa per impedire la proliferazione di progetti faraonici spesso maldestramente scollegati dal contesto e in diretta e improduttiva concorrenza con gli altri scali nazionali. Ma la riforma delle Autorità che da più di 20 anni gestiscono in modo autarchico le banchine è rimasta solo un’intenzione: ognuno continua ad andare per conto suo.

Esemplare il caso dell’Alto Adriatico. Il Friuli guidato ha avviato l’iter di approvazione del nuovo piano regolatore del porto di Monfalcone imperniato sul terminal container. Ignorando del tutto che a pochi chilometri di distanza, a Trieste, progettano di accrescere proprio la capacità di movimentazione del terminal locale da 700 mila a 1 milione e 200mila Teu, la misura standard di volume nel trasporto dei container. Mentre a Venezia hanno in testa la costruzione di una innovativa e costosa piattaforma offshore.

Ma in tutta Italia ogni regione e politico cerca di sprecare risorse per implementare un porto rispetto a quello del vicino. Non possiamo permetterci (e non ha senso) di investire in mille porti piccoli e vicinissimo l’un l’altro.

Serve identificare dei porti principali, strutturare quelli e collegarli bene con la rete ferroviaria e autostradale italiana ed europea.

Quelli piccoli verranno usati solo come porti passeggeri/turistici e per trasportare merci tramite piccoli traghetti/barche da una regione all’altra dell’Italia invece di usare soltanto i camion su gomma.

AZZERAMENTO COMMISSIONI POS

AZZERAMENTO COMMISSIONI POS

I vari governi del passato hanno introdotto l’obbligo dell’utilizzo del POS, ma senza andare in contro alle esigenze dei commercianti, ovvero togliere le commissioni.

Per i piccoli commercianti, far pagare transazioni da pochi euro ha un costo non irrilevante. Noi creeremo la APP PAGOTEL ma comunque, obbligheremo le banche anche a togliere le COMMISSIONI dai POS o ridurli e limitarli di molto, quasi ad eliminarli.

Se si vuole che la gente smetta di usare il contante, bisogna semplificargli la vita e non aggiungergli costi.

ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA DI CONFARTIGIANATO DEL 2018 PER RILANCIARE L'ARTIGIANATO

ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA DI CONFARTIGIANATO DEL 2018 PER RILANCIARE L’ARTIGIANATO

Molte soluzioni ai problemi e richieste di intervento fatte nella relazione del 2018 di Confindustria, trovano risposta e soluzioni da parte nostra in varie voci del nostro programma politico (specialmente in quelli: PROGRAMMA IMPRESE, PMI E START-UP, PROGRAMMA ECONOMIA E FINANZE e nel PROGRAMMA ELIMINAZIONE DELLA BUROCRAZIA).

In sostanza, in Italia, lo sappiamo tutti e noi lo faremo, serve abbassare le tasse, togliere balzelli e costi vari, rifare il sistema del pagamento delle tasse e cancellare imposizioni burocratiche inutili e perdi tempo. Serve semplificare la vita e togliere il maggior numero possibile di adempimenti burocratici e fiscali.

Non spiegheremo i dettagli in questa sezione, (come detto li abbiamo ampiamente descritti nelle altre voci di programma), ma vogliamo qui riportare invece i dettagli più “specializzati” per il settore commercianti ed artigiani, in modo da delineare subito ciò che Confcommercio propone e che noi ci presteremo a fare una volta al Governo, con il supporto della stessa Confindustria:

  • abrogare l’obbligo di comunicazione delle liquidazioni IVA e dei dati delle fatture;
  • sopprimere la disciplina dello split payment;
  • ridurre la ritenuta dell’8% al 4% sui bonifici relativi a spese che concedono detrazioni fiscali;
  • ridurre i tempi dei rimborsi IVA;
  • incrementare a 50.000 euro il limite da cui scatta l’obbligo di apposizione del visto di conformità per la compensazione di crediti d’imposta;
  • sopprimere la disciplina del “reverse charge” applicato al settore edile.
  • rendere pienamente operativa la tassazione per cassa del reddito delle imprese in contabilità semplificata introducendo la possibilità di riporto delle perdite;
  • escludere dall’IMU gli immobili strumentali, considerando che si tratta di beni che non rappresentano una forma di accumulo di patrimonio.
  • ridurre l’imposizione IRAP, mediante un progressivo incremento della franchigia per le piccole imprese; va anche valutata la possibilità di sopprimere il tributo trasformandolo in una addizionale al reddito d’impresa garantendo invarianza di gettito, nonché operare una chiara individuazione delle imprese prive di autonoma organizzazione e non soggette all’IRAP; (noi abrogheremo l’IRAP quindi problema risolto)
  • far entrare in vigore i nuovi indicatori sintetici di affidabilità fiscale per promuovere la compliance ed introdurre elementi di premialità per i contribuenti “più affidabili”,
  • garantire che il recupero dei proventi derivanti dalla lotta all’evasione e all’elusione sia effettivamente destinato alla riduzione del carico fiscale.

Favorire l’accesso al credito delle imprese

Le tensioni relative all’offerta di credito stanno producendo effetti significativi sulle Micro e Piccole imprese, che dipendono in larga misura dal sistema bancario ed accedono con difficoltà a canali alternativi di finanziamento. Strumenti alternativi sono ancora poco sviluppati, sia nella componente di finanziamento fornita dalla borsa sia in quella dei canali di finanziamento mobiliari indipendenti dalle banche. Vanno inoltre evidenziate negativamente le politiche adottate dai maggiori istituti bancari: avversione al rischio, disponibilità liquide allocate in funzione assicurativa, regolamentazione bancaria. Ne deriva un circolo vizioso: non cresce credito, non cresce attività economica, non crescono i depositi. Per sciogliere il pericoloso nodo che si è venuto a creare e fare in modo che la liquidità arrivi alle piccole imprese, è necessario attivare strumenti di finanziamento eccezionali ed innovativi, anche alternativi al credito bancario. Sarebbe opportuno, dunque, anche nel nostro Paese, individuare un soggetto finanziario pubblico appositamente dedicato alle micro e piccole imprese così come favorire la partecipazione di fondi, investitori istituzionali e soggetti pubblici a forme innovative di finanziamento di iniziative imprenditoriali di piccole dimensioni. Si pensi anche a quanto fatto in altri Paesi, con la creazione di strumenti ‘non convenzionali’ per favorire l’accesso al credito per le piccole imprese: la tedesca KFW (fondata nel 1948), alla British Business Bank, al programma Funding for lending nel Regno Unito, alla Banque Publique d’investissement francese, ai Credit Funds di USA, Canada e Australia.

Il fenomeno del ritardo dei pagamenti da parte della PA è tutt’altro che superato. La soluzione radicale del problema da noi da tempo proposta consiste nell’applicazione della compensazione generale dei crediti non formalmente contestati dalla P.A. con debiti di qualunque genere verso qualunque ente o organismo pubblico (tributari, fiscali, contributivi, sanzionatori), introducendo una procedura innovativa basata sull’automatismo dell’autoliquidazione del credito.

Sostenere la crescita e la competitività

Occorre:

– prevedere una corsia preferenziale con l’introduzione di una quota di riserva per le MPMI nel procurement pubblico;

– rilanciare la tutela del Made in Italy anche con una forte azione tanto a livello nazionale quanto a livello europeo.

Mercato pubblico degli appalti – Il nuovo codice degli appalti ha rappresentato una grande speranza, ma finora si è rivelato un’occasione mancata soprattutto perché non sono stati applicati i principi, tanto affermati e poco praticati, dello Small Business Act in favore delle MPMI. Il giudizio negativo si rafforza considerando il mancato raggiungimento degli obiettivi della Legge Delega:

massima semplificazione e rapidità dei procedimenti; lotta alla corruzione e ai conflitti d’interesse per favorire la trasparenza; riduzione degli oneri documentali ed economici a carico delle imprese;

razionalizzazione delle procedure di spesa; efficienza e professionalizzazione delle stazioni appaltanti; valorizzazione della territorialità e della filiera corta. La frettolosa abrogazione del previgente Regolamento in assenza delle norme di attuazione del codice, ha generato il sostanziale blocco degli appalti. Il buon senso impone il suo urgente ripristino. Inoltre, la riforma del codice non è ancora conclusa e non vi è stata semplificazione. Il numero esiguo di provvedimenti emessi rispetto a quelli da emettere ne è la dimostrazione. La funzione di vigilanza svolta dall’ANAC unita al suo ruolo di “legislatore” ha indotto di fatto una paralisi nelle stazioni appaltanti che in alcuni casi, approfittando del vuoto legislativo, hanno operato una selezione artificiosa degli operatori economici. È necessario che principi come il “km 0” e la “filiera corta”,

che permetterebbe l’inclusione delle micro e piccole imprese del territorio, vengano resi effettivi e valorizzati tra i criteri di aggiudicazione. Ad oggi, nonostante un indirizzo politico forte, anche supportato dal sistema delle Regioni, non sono stati attuati.

Proseguire e migliorare gli interventi per il Lavoro e la Formazione

Istruzione e formazione professionalizzante:

il valore artigiano delle imprese italiane ha bisogno di competenze. Competenze antiche da trasmettere che si fondono con competenze nuove richieste dalla rapida innovazione tecnologica. È quindi fondamentale, per la competitività del sistema Paese, il sostegno e rilancio dell’istruzione e formazione professionalizzante in un’ottica di filiera che metta a regime il sistema duale (alternanza scuola lavoro e apprendistato), rafforzi i percorsi tecnici e professionali di qualità e valorizzi il livello Terziario con gli ITS – Istituti Tecnici Superiori, che devono uscire dall’attuale status di buona pratica di nicchia.

Negli ultimi anni sono state fatte riforme che hanno modernizzato e semplificato i meccanismi di regolazione del mercato del lavoro, degli ammortizzatori sociali e del welfare. I Paesi che hanno reagito alla crisi meglio di noi avevano già attuato tali riforme. Bisogna proseguire nel percorso riformatore avvalendosi ancor di più della spinta dell’autonomia collettiva, che in un quadro certo di regole sulla rappresentanza potrà essere determinante per contribuire alla ripresa della produttività e della competitività.

Lo Stato non può pensare a tutto: bisogna favorire l’adozione di politiche fiscali e contributive di maggior vantaggio per gli strumenti di welfare (a partire da quello bilaterale contrattuale), favorendo la sussidiarietà.

No al salario minimo legale: il salario minimo fissato dalla legge danneggia l’autonomia collettiva, perché è un forte disincentivo alla contrattazione. Significa avere meno sussidiarietà, meno welfare, meno opportunità per le imprese, meno salario reale per i lavoratori (poiché il salario legale finirebbe con lo spingere in basso tutti i salari), meno coesione sociale.

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